ANOTHER WORLD

GENERE: Action/Adventure | PRODUTTORE: Delphine Software | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1991
Tra tutte le semplificazioni che caratterizzano la storiografia videoludica, quella di “Prince of Persia fantascientifico”, da sempre tirata in ballo quando si parla di Another World, è di sicuro una fra le più ingiuste, limitanti e persino ingiuriose. Pochi, pochissimi altri giochi hanno infatti segnato tanto a fondo la propria epoca e quelle successive quanto l'inossidabile capolavoro firmato Eric Chai. Che, pur partendo da assiomi noti e, in quella fase, già pienamente accettati ed assimilati, ha scritto pagine nuove ed entusiasmanti, spargendo a piene mani la propria bruciante visione su moltitudini di fedeli discepoli sparsi in tutto il mondo.

Rendere rivoluzionari schemi in apparenza familiari: questo, verosimilmente, il dettato seguito da Chai durante la realizzazione di Another World. Se il punto di partenza è rappresentato dalle gesta del principe di Persia cantate da Jordan Mechner un paio d’anni prima, quello d’arrivo è uno dei più straordinari e riusciti videogiochi cinematografici di sempre. Dal codice genetico del principe Chai prende sia l’impostazione prettamente piattaformica delle meccaniche ludiche sia la componente avventurosa nella quale queste vengono immerse. Due pilastri che, però, l'autore francese reinterpreta in maniera radicale, giungendo ad un risultato completamente differente rispetto a quello del suo grande ispiratore. Laddove Prince of Persia era un enorme, diabolico e complesso rompicapo celato sotto le rassicuranti vesti del gioco di piattaforme, Another World utilizza quelle stesse vesti per raccontare una storia straordinaria in un modo ancora più straordinario. E l'impianto generale viene di conseguenza. L’acrobaticità del protagonista, i combattimenti a suon di raggi energetici, le catene di enigmi ambientali (mai difficili ma sempre brillanti e credibili): tutto è parte integrante ed inscindibile del racconto, che diviene il vero cuore dell’esperienza nonché il motivo primario della sua unicità. Another World è infatti un’unica, spettacolare, sequenza filmata interattiva, nella quale ogni azione è funzionale alla riuscita coreografica, scenografica e drammaturgica della messa in scena. Che è, dai titoli di testa a quelli di coda, costantemente fenomenale pure in virtù di un ritmo infuocato e della memorabile regia delle situazioni nelle quali si viene catapultati.

Ma la produzione Delphine Software stupisce anche perché introduce con sconvolgente naturalezza codici espressivi e ludici mai visti, in quei modi, prima del suo arrivo. La presenza di un compagno autonomo con cui interagire, prendendosi cura di lui o usufruendo del suo aiuto a seconda dei momenti, da vita a dinamiche di coppia inedite ed esaltanti, anche grazie alla grande maestria con cui queste vengono costruite e gestite; l’assenza pressoché totale di qualsiasi dialogo (sostituiti da fonemi pronunciati nell’incomprensibile lingua aliena) o indicatore a schermo genera un livello di coinvolgimento incredibile, capovolgendo le regole non scritte secondo le quali il giocare ad un videogioco deve sempre essere esplicitato da ammenicoli inutili come barre di energia, punteggi o cronometri; l'indimenticabile, arcana, evocatività del mondo extraterrestre dal quale ci si trova a fuggire è esaltata da un meccanismo di narrazione ambientale di formidabile efficacia, con panorami, insediamenti artificiali, creature grottesche o semplici, piccoli, dettagli che, di quel mondo, riferiscono storia e storie infinitamente meglio di mille, ridondanti, parole; l’atmosfera misteriosa e fascinosa veicola in modo perfetto il senso di solitudine e smarrimento di cui soffrirebbe chiunque al posto del protagonista. E questi elementi, incredibilmente, si tengono assieme con coerenza e coesione adamantine, plasmando un’opera di portata storica capace di dire tutto utilizzando niente, nella quale l’immersività ed il divertimento sono totali e l’influenza su quanto venuto dopo incalcolabile.

Ecco perché non dovrebbe sorprendere più di tanto leggere che Fumito Ueda ha preso Another World a modello per Ico e che Keiichiro Toyama ha più o meno fatto lo stesso per Silent Hill e Forbidden Siren. Oppure che Hideo Kojima lo annovera fra i suoi cinque giochi preferiti laddove per Goichi Suda raggiunge direttamente il primo posto. Riconoscimenti (curiosamente più in Giappone che in occidente) meritati per una pietra miliare che definire solo epocale è addirittura riduttivo.
Andrea Corritore
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