BARBARIAN: THE ULTIMATE WARRIOR

GENERE: Beat'em Up | PRODUTTORE: KiXX | SVILUPPATORE: Palace Software | GIOCATORI: 1-2 | ANNO: 1987
Il 1987 è stato senza dubbio l'anno in cui il vecchio Commodore 64 ha raggiunto il vertice più alto della sua storia videoludica e commerciale. Proprio mentre arrivava sugli scaffali dei negozi il finalmente economico AMIGA 500, il piccolo 8 bit stupiva la scena mondiale con capolavori come Airborne Ranger, The Last Ninja, Nebulus, Maniac Mansion, Defender of The Crown, Pirates!, California Games, Buggy Boy, Bubble Bobble e molti, moltissimi altri. Tuttavia qualsiasi appassionato, se posto di fronte all'insidiosa domanda: "qual è il gioco più rappresentativo dell'87?", non ci mette neanche dieci millisecondi nel rispondere: "Barbarian".

I motivi per cui il gioco Palace è rimasto così impresso nella memoria sono semplicemente due: l'ultraviolenza e la fica. La prima è insita nel genere stesso: un picchiaduro uno contro uno ad ambientazione fantasy-superomistica, sullo stile dei campioni dell'epoca (Way of The Exploding Fist, Karateka, International Karate), dove, massacro dopo massacro ci si deve far strada sino allo scontro finale col temibile stregone Drax. Calato nei sudaticci muscoli di un gigantesco barbaro creato ad immagine e somiglianza dello Schwarznegger di Conan, il giocatore poteva per la prima volta assaporare il potere di poter decidere della vita e della morte degli avversari, che non sparivano come ectoplasmi in una nuvola di fumo o divenendo gradualmente trasparenti. Con una buona dose di tempismo, infatti, il protagonista si esibiva in una elegante, spettacolare e letale spadata che mozzava di netto la testa del malcapitato, con conseguente fontana di sangue e cranio che rotola per terra, preso, oltre tutto, pure a calci da un orco sghignazzante. Il massimo della provocazione. Sconfiggere l'avversario combattendo normalmente, pur garantendo comunque qualche litro di sangue, era infinitamente meno divertente e appagante rispetto al leggendario "mozzatesta", che diventava il motivo per il quale si continuava imperterriti a giocare, nonostante i comandi legnosi e poco reattivi, la macchinosità della dinamica degli scontri, la scarsa intelligenza artificiale, il tasso di frustrazione causato da una calibrazione pedestre della difficoltà e la ripetitività del tutto, accentuata dal fatto che si combatteva sempre contro lo stesso nemico. La soddisfazione, esaltata dal crudo realismo delle animazioni, di tranciare di netto il capo dell'opponente di turno, magari controllato da un giocatore umano nella spettacolare modalità a due, era una sensazione assolutamente nuova ed incredibilmente intensa, che bastava da sola a garantire l'acquisto del gioco. Ma non era l'unica sua caratteristica distintiva.

Pescando a piene mani nell'insieme dei miti entrati nell'immaginario collettivo dei giovani degli anni Ottanta, Barbarian sfoderava una copertina mozzafiato, con una eccezionale Maria Whittaker seminuda, abbarbicata ad un muscoloso attore vestito da barbaro, che bastava ed avanzava non solo ad attirare l'attenzione, ma anche a far comprare il gioco. Un'opera carnale, in tutti i sensi. Ed il fatto che fosse lei la ricompensa finale per la sconfitta dello spelacchiato Drax, esposta in bella vista in ognuno dei fondali in pose conturbanti, rendeva la progressione ancora più piacevole, in un turbinio di maschilismo, volgarità e violenza.

Se uscisse oggi, Barbarian, solleverebbe un polverone infinito, e forse sarebbe meglio così. Nel 1987 invece passò quasi inosservato agli occhi dei media, che ancora non consideravano il videogioco una piaga sociale quasi alla pari del comunismo. Bastò il passaparola dei giocatori, comunque, tanto che la Palace scomparve poco dopo aver dato alla luce l'immancabile seguito, facendo rimanere legato il suo nome alla più estrema visione del picchiaduro che la storia dei videogiochi abbia mai sperimentato.
Andrea Corritore
Barbarian - The Ultimate Warrior

Barbarian - The Ultimate Warrior

Barbarian - The Ultimate Warrior

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