EINHÄNDER

GENERE: Shoot'em Up | PRODUTTORE: Squaresoft | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1997
Einhänder, ovvero di quando Squaresoft teneva il mondo in pugno. E poteva permettersi di tutto. Anche l’uscita dal confortevole alveo del gioco di ruolo giapponese, all’interno del quale si era rintanata sin dalla fine degli anni Ottanta. Un’ispirazione bruciante, alimentata dall’inedita libertà che la casa nipponica stava assaporando dopo aver infranto lo storico matrimonio con Nintendo ed essersi buttata anima e corpo fra le calde e forti braccia Sony. Un connubbio, quello tra l'azienda fondata da Masafumi Miyamoto e Playstation, che porterà un diluvio di piccoli e grandi capolavori appartenenti ai generi più disparati, concentrati in un arco di tempo sorprendetemente breve.

Entusiasmo e propensione al rischio: ecco ciò che, in quell'epoca folle ed irripetibile, pervadeva i coraggiosi creativi Square. Quasi come se questi fossero degli imberbi pargoletti che esplorano con ingenua e sincera curiosità strade fino a quel momento precluse. Strade, spesso, dirette verso destinazioni sconosciute, come può essere lo sparatutto a scorrimento prevalentemente orizzontale per chi ha, da sempre, armeggiato solo con combattimenti a turni, mappe visualizzate dall’alto e interminabili dialoghi scritti. Ma quando l'inesperienza si combina con l'incoscienza usando il talento come collante, il risultato può portare effetti inaspettati. Ed è proprio il caso di Einhänder. Con esso Squaresoft tenta infatti di reinterpretare secondo le proprie convinzioni un filone che più classico non si può, andando a lavorare con dirompente personalità sulle sue tre fasi principali: quella narrativa, quella interattiva e quella estetica.

Poco interessante seppur molto più estesa ed approfondita della media la prima, è dalla seconda che Einhänder inizia a brillare di luce propria. Il perno attorno a cui ruotano le dinamiche ludiche è la capacità della navetta sotto il controllo dell'utente di catturare ed usare i così detti Gunpods, ovvero le armi lasciate cadere dagli avversari abbattutti. Ne esistono una dozzina, sono tutti estremamente diversi e sta al pilota imparare ad impiegarli nel modo più appropriato al contesto, sfruttandone al massimo le peculiarità distruttive ed i vari raggi d’azione. E’ poi possibile spostarne la posizione da sopra a sotto lo scafo, modificando gittata ed inclinazione dei proiettili. I quali, per di più, non sono infiniti e vanno perciò ben amministrati. Uno schema decisamente meno immediato ma anche molto più articolato e ricco rispetto agli altri sparatutto, anche se sporadicamente appesantito da un’eccessiva confusione e da una non soddisfacente retribuzione degli sforzi fatti per padroneggiarne le numerose possibilità operative. La sinergia fra queste e la natura dei nemici e delle loro ondate, infatti, non sempre è ben studiata, con una genericità di fondo in entrambi i suddetti aspetti che lascia un po’ di amaro in bocca in chi si aspetta rifinitura ed equilibrio da fuoriclasse. Non di meno l’insieme funziona alla grande e la solidità dei fondamentali è inequivocabile, garantendo divertimento, coinvolgimento e sfida a tonnellate. Ad arricchire e diversificare ulteriormente l’impianto generale concorre poi la presenza di tre velivoli selezionabili, ciascuno con un diverso numero di alloggiamenti per i Gunpods (da uno a tre). Di conseguenza la scelta iniziale cambia in maniera radicale l’approccio alle partite garantendo un'adeguata dose di varietà.

Ma il piatto forte del banchetto allestito dagli abili cuochi Squaresoft non è certo rappresentato solo dalla struttura. Perché Einhänder è un'opera che come molte, moltissime, durante l'era Playstation, antepone la forma alla sostanza.

E chi siamo noi per biasimare tale scelta quando la spettacolarità e la consapevolezza della messa in scena sono tanto straordinariamente visionarie da farsi indimenticabili? Certo, qualche mese dopo su Saturn sarebbe uscito Radiant Silvergun e poco prima Cave, Psikyo e Raizing/8ing avevano fatto rinascere lo sparatutto bidimensionale a scorrimento dalle sue ceneri, raccogliendo l'eredita Toaplan per portarla verso una nuova, entusiasmante età adulta. Ma l'immaginario a cui rimanevano legati era ancora quello vecchio stampo, canonico e persino stantio del classicismo spinto da sala giochi.

Einhänder invece, sapendo di non poter competere con simili colossi in fatto di giocabilità, sposta altrove il piano del confronto con l'introduzione di una dimensione estetica del tutto nuova, di raffinatezza e stile clamorosi. E lo fa anche e principalmente grazie all'uso della grafica poligonale, che consente meraviglie sino ad allora nemmeno immaginabili. I giochi di prospettiva della telecamera virtuale, l’entrata in campo dei guardiani finali, la costruzione scenografica delle ambientazioni, la suggestività delle scelte cromatiche, la coerenza audiovisiva: tutto sfrutta al massimo le nuove opportunità garantite dall'asse "Z", concorrendo al raggiungimento dell’obiettivo primario dei suoi autori. E cioè far rimanere costantemente senza fiato un’utenza che, dopo Wipeout e Tomb Raider, si era fatta infinitamente più esigente. E' vero, ci aveva già provato Raystorm a mescolare tradizione e modernità calcolata in tempo reale. Ma Raystorm ce l'aveva una regia della progressione dei livelli (e degli eventi che accadono mentre li si percorre) magistrale come Einhänder? O una colonna sonora fra Trance e Progressive House attraversata da oscure venature gotiche che, fosse uscita su Eye Q o Guerrilla, nessuno se ne sarebbe lamentato? Oppure, cosa più importante, un'armonia fra queste componenti e quella interattiva così perfetta? No, non ce le aveva. Era un titolo magnifico ma normale. Mentre Einhänder bastava anche solo guardarlo di sfuggita per ritrovarsi catapultati direttamente nel futuro dell'intrattenimento elettronico. Un futuro, per di più, colmo di esagerate meraviglie.

Per questo, al netto di qualche difetto, l'epica produzione Squaresoft si guadagna sul campo i gradi di capolavoro. Ancora adesso, a così tante primavere di distanza, aprire la splendida confezione (con tanto di disegno di copertina ispirato al primo disco dei Faust) e farsi trascinare nel cuore del conflitto fra Terra e Luna, provoca emozioni la cui forza non è stata indebolita per nulla dall’impietoso scorrere del tempo. Provare per credere.
Andrea Corritore
Einhänder

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