GANBARE GOEMON: NEO MOMOYAMA BAKUFU NO ODORI

GENERE: Action\Adventure | PRODUTTORE: Konami | SVILUPPATORE: KCEO | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1997
L’esperienza più vicina a The Legend of Zelda: Ocarina of Time oltre un anno prima che lo storico capolavoro Nintendo discendesse come un novello Messia digitale sulla Terra? Sorprendentemente, quella imbastita da una sgangherata banda di quattro improvvisati avventurieri fuori di melone, pronti a correre su e giù per un altrettanto folle Giappone tardo-feudale.

Sorprendentemente, in realtà, fino ad un certo punto. Perché la serie di Ganbare Goemon, della quale Neo Momoyama Bakufu no Odori (“La danza del nuovo signore della Montagna di Pesca”) è il quinto capitolo principale, già col terzo episodio per Super Famicom aveva percorso la strada diretta ad Hyrule (con The Legend of Zelda: A Link to the Past a far da pietra miliare). La versione a 64 bit trasporta quindi quell'approccio dentro la terza dimensione, in anticipo di ben dodici mesi sull’analoga operazione cui Nintendo sottoporrà il suo Kokiri di verde vestito. Neo Momoyama Bakufu no Odori è infatti una meravigliosa e riuscitissima rielaborazione poligonale, con tutta la ventata di novità che ciò comporta, di quell’eccitante misto fra avventura, gioco di ruolo e di piattaforme che rese grande il suo predecessore.

Il paese del Sol Levante, immortalato durante il periodo Edo, che fa da sfondo alla vicenda è perciò un’unica, enorme, area interconnessa liberamente esplorabile una volta recuperate le necessarie abilità oppure i giusti oggetti utili a superare gli ostacoli ambientali o narrativi che di volta in volta si oppongono agli intercambiabili protagonisti (gli oramai familiari Goemon, Ebisumaru, Yae e Sasuke). Il dipanarsi dei demenziali eventi ed il conseguente avanzamento verso il finale è scandito dalla visita e relativa accurata perlustrazione di luoghi sempre nuovi e sempre più suggestivi, affrontando avversari, risolvendo semplici rompicapo, partecipando a spassosi sotto-giochi nonché esaudendo le ridicole richieste degli ancor più ridicoli abitanti dell’orientale arcipelago. Città e villaggi consentono, oltre alla raccolta di informazioni ed indizi, anche di acquistare armature e scorte alimentari di vario tipo, riposarsi nelle locande (salvando la posizione) e, soprattutto, approfondire la conoscenza dell’assurdo ed allucinatorio contesto culturale mirabilmente ricreato dagli artisti Konami. Il senso di immersione è di conseguenza profondissimo e la sensazione di vivere una grande epopea in un mondo vivo e vibrante, ben caratterizzato e realizzato, più forte che mai.

E’ tutto molto lineare e semplice in Neo Momoyama Bakufu no Odori: l’inarrivabile complessità interattiva e la rivoluzionaria progressione sistemica che renderanno immortale Ocarina of Time sono ancora lontanissime ma, nonostante ciò, l'insieme funziona a meraviglia, svelando il solido equilibro fra le varie anime che lo connotano. La creatività e la varietà delle trovate ludiche ed estetiche, il ritmo sempre sostenuto e privo di tempi morti, la costruzione degli ambienti (sia macro, se si parla di mappa nella sua interezza, che micro, cioè la realizzazione delle singole zone dalle quali questa è composta), la differenziazione dei quattro eroi, l’utilizzo ragionato e sinergico delle loro capacità normali e speciali per venire a capo delle situazioni, la dissacrante sagacia dei dialoghi e delle scenette comiche, le deliranti canzoni che introducono i momenti chiave (come l’abituale scontro con colossali nemici a bordo del gigantesco meccanoide Impact), i valori produttivi da capogiro: ogni elemento è tessera che va ad incastrarsi impeccabilmente in un brillante mosaico complessivo, restituendo grande appagamento man mano che ci si inoltra nella sua ricomposizione.

Certamente, non tutto è perfetto e diverse sono le ingenuità: la pessima gestione della telecamera, spesso incapace di seguire adeguatamente l’azione, il claudicante aggiornamento dello schermo e le difficoltà nel leggere profondità e distanze mostrano tutta l'inesperienza nello sviluppo in tre dimensioni della squadra ai comandi di Etsunobu Ebisu (storica mente dietro la saga). Eppure si tratta di difetti sui quali si passa serenamente sopra, visto che Neo Momoyama Bakufu no Odori, nel complesso, coinvolge, avvince, diverte e stupisce alla grande in barba a qualsiasi problema più o meno tecnico.

Per il suo proseguo, la serie ritornerà ai più convenzionali binari già battuti dai predecessori a 16 bit (Ganbare Goemon: Derodero Docho Obake Tenko Mori del 1998 altro non sarà che una rivisitazione in 3D della classica struttura a scorrimento laterale di questi ultimi e lo stesso avverrà per i successivi episodi su Playstation) e fu un peccato. Le potenzialità della formula proposta da Neo Momoyama Bakufu no Odori erano e sono infatti notevolissime e, fossero state adeguatamente e continuativamente sviluppate, ne avremmo viste sicuramente delle belle.
Andrea Corritore
Ganbare Goemon: Neo Momoyama Bakufu no Odori

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