RAGE RACER

GENERE: Racing | PRODUTTORE: Namco | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1996
Con Rage Racer una delle più celebri saghe automobilistiche degli anni Novanta, quella targata Namco, consegue la maturità. Dopo l'epifania di Ridge Racer, il consolidamento di Ridge Racer Revolution e la grandiosità di Rave Racer, Rage Racer traghetta l'inossidabile marchio motoristico elettronico verso un'età adulta nella quale soddisfazioni e responsabilità vanno di pari passo, modellando un'esperienza da tramandare ai posteri.

Crescita è la parola chiave dell'opera messa a punto nelle officine della grande “N”. Un processo innescato dalla storica scelta di abbandonare momentaneamente il regno della sala giochi per far uscire Rage Racer solo sul mercato casalingo, indirizzandone lo sviluppo secondo i tempi e i modi di quest'ultimo. La conseguenza è la scoperta di nuovi, entusiasmanti, orizzonti prima celati da limiti che si credevano invalicabili. Tutto, adesso, è più grande, curato e consapevole. Cromatismi crepuscolari e realistici sostituiscono la fumettosa pioggia di colori caldi e vibranti dei predecessori. Graffianti composizioni Drum'n Bass, Trance e Big Beat scalzano l'infantilismo Eurodance e Gabber del passato. Una modalità "carriera" lunga ed articolata si affianaca alle semplici gare singole o a tempo che erano state l'unica possibilità sino ad allora concessa. Ed il primo capolavoro assoluto e completo della serie diventa finalmente realtà.

Obbligati a servire un banchetto ben più sontuoso rispetto al veloce buffet in piedi fin lì offerto, i creativi nipponici poterono infatti spingere l'acceleratore sui contenuti, sino a renderli adeguati ad un titolo di questo rango. Il nucleo del ludogodimento diviene perciò il Grand Prix, organizzato lungo quattro piste suddivise in cinque classi da sbloccare a suon di vittorie. Ogni piazzamento fra i primi tre regala moneta sonante da reinvestire sia nell'acquisto di nuove auto sempre migliori (o, semplicemente, più adatte a determinati tracciati) sia nella loro personalizzazione, visto che queste possono essere potenziate aumentando velocità, accelerazione, tenuta e capacità di slittamento oppure modificando tipologia di pneumatici, colori e logo della propria squadra. Una rivoluzione copernicana per una saga che, fino a quel momento, aveva abituato i suoi esegeti ad una filosofia secondo la quale tra la pressione del tasto “Start” e la schermata del Game Over non dovevano passare più di cinque minuti. Il risultato è l'aumento esponenziale sia del tasso di coinvolgimento che della longevità, con il contatore delle ore di gioco che non si ferma fino a quando non si è sbloccato l'ultimo bolide o non ci si è aggiudicati il primo premio in tutte le categorie agonistiche.

Ma la maturazione subita da Rage Racer non è limitata solo all'estetica ed all'impianto di base, perché anche l'approccio alla corsa, che è il cuore pulsante del genere, ha giovato del processo di cambiamento. Il modello di guida, pur rimanendo ancorato alla scienza della derapata perfetta incanalata dentro una simulazione della fisica priva di incidenti ed uscite di strada, è stato affinato e reso più flessibile. Ed è, in più, esaltato dalla nuova, impressionante, conformazione delle piste, ricche di ripide salite o vertiginose discese, con conseguente obbligo ad un utilizzo ragionato e molto più tecnico delle marce. Le gare acquisiscono così un'intensità mozzafiato, che le trasforma in pazzeschi saliscendi emotivi capaci di trasmettere scariche di adrenalina senza soluzione di continuità. La spinta all'automiglioramento è quindi costante: imparare a gestire in maniera ottimale le risorse interattive che Rage Racer mette a disposizione è un processo in grado di trasformare anche il più imbranato dei vecchietti col cappello in un infallibile asso virtuale del volante. Ed è a quel punto che il brivido della velocità digitale diviene sensazione alla quale rinunciare è praticamente impossibile. Soprattutto perché elevata a livelli stellari dall'indimenticabile bellezza dei circuiti. La suggestività senza pari delle ambientazioni che li avvolgono e la magistrale regia che ne plasma la messa in scena li rendono infatti i più credibili discepoli della prestigiosa scuola di pensiero del meraviglioso viaggio, insegnata per la prima volta da Out Run nel 1986. Un traguardo che molti hanno tentato di tagliare ma che pochissimi sono riusciti anche solo a vedere da lontano.

Passione sconfinata, visione d'insieme chiara e coerente, stupefacente dimostrazione di sapienza tecnologica, giocabilità superba: non poteva esserci cerimonia migliore per festeggiare l'ingresso nell'età adulta di una serie che era stata, assieme a Daytona USA, il simbolo stesso del gioco di corse orgogliosamente Arcade. Di lì ad un anno il concretizzarsi di un'altra visione, quella di Kazunori Yamauchi, segnerà la fine dell'epoca alla quale Rage Racer apparteneva. Molti abbracceranno il nuovo messia (Gran Turismo il suo nome) con entusiasmo. Ma altrettanti continueranno altresì a venerare il vecchio culto Namco con ossessiva devozione, nell'attesa di un ritorno allo splendore passato ed a quella sua centralità nel mondo dei giochi automobilistici mancante da tanto, troppo, tempo.
Andrea Corritore
Rage Racer

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