R-TYPE

GENERE: Shoot'em Up | PRODUTTORE: Irem | SVILUPPATORE: interno | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1987
Al termine degli anni Ottanta, R-Type arrivò in sala giochi e lo sparatutto a scorrimento orizzontale non fu più lo stesso, entrando finalmente nella modernità. L'opera Irem era costruita su pochi elementi, ma ciascuno in grado di dare una piccola spinta in avanti ad un genere il quale, da Defender in poi, non aveva dato prova di sapersi evolvere in maniera radicale. Una spinta che diventa un devastante pugno in faccia se tali elementi venivano considerati nel loro insieme. Una vera e propria chiave di volta nella storia del blastaggio elettronico, che nessuno dei suoi innumerevoli seguiti, pur ottimi, saprà replicare. Del resto una capolavoro del genere è un po' come un grandissimo disco Rock: ti riesce una volta nella vita, se ti va bene.

R-Type, allora, oggetto misterioso marchiato 1987 ma in grado di resistere in maniera meravigliosa alle insidie del tempo, così come la sua immortale astronave da battaglia R-9 resiste alle ondate di minacciosi Bydo che le arrivano contro. Progressione rigorosamente orizzontale, arsenale potenziabile (con quattro diversi tipi di arma), grafica della Madonna e sonoro esaltante. Niente di nuovo, almeno fino a quando non entra in scena lui, il Force Device. Curioso ammennicolo di forma sferica che raddoppia la potenza di fuoco e che può essere lanciato contro gli avversari più imponenti oppure (meglio) controllato e attaccato davanti o dietro l'R-9, in modo da poter sparare in entrambe le direzioni. Il Force Device assorbe anche i colpi meno potenti degli avversari, divenendo vera e propria barriera dinamica, attivabile a piacere (e secondo l'abilità) del giocatore. Idea geniale, accompagnata, naturalmente, da un level ed un enemy design che ne costringono lo sfruttamento sino all'eccesso, moltiplicando le situazioni, diminuendo le ripetizioni, elevando a potenza il divertimento. Perché R-Type è incredibilmente divertente. Non basta memorizzare i percorsi nemici, ma si devono anche impiegare le risorse a propria disposizione in maniera appropriata al contesto, in un perfetto fondersi di abilità (manuale), pensiero (laterale) ed esaltazione (totale). Come se non bastasse già questo per riscrivere da zero le regole dello sparatutto, R-Type aggiunge anche un altro elemento: il Beam. Tenendo premuto il pulsante di fuoco si carica una barra posta in fondo allo schermo. Una volta al massimo, l'R-9 rilascerà sugli inermi avversari un devastante raggio di energia, potentissimo ed in grado di risolvere momenti senza apparente via di scampo. Anche qui il peso strategico è elevato in quanto va valutato nel giro di pochi secondi il rapporto costi/benefici dovuto al tempo perso per caricare l'arma ed all'effettivo danno causato alle mostruosità biomeccaniche.

E sono proprio loro un'altra colonna portante di R-Type, gioco fondamentale anche per l'evoluzione estetica del filone. Mostruose (certo), biomeccaniche (ovvio), agghiaccianti, ricercate, originali ma, soprattutto, grosse. Spaventosamente grosse. I guardiani finali sfoggiano senza particolari pudori dimensioni annichilenti, roccosiffrediche, mezzoschermiche. L'R-9, che, fino a qualche istante prima (avendo in mente i giochi della concorrenza) sembrava immensa, diventa in men che non si dica un minuscolo insetto di fronte alla maestosità degli xenomorfici oppositori, i quali, al contrario delle usanze in voga all'epoca, vanno giù con pochi colpi, a patto che questi siano esplosi in uno sfuggevole e minuscolo punto debole. Una gara di nervi e precisione millimetrica. Sudore e sangue. E soddisfazione. Tanta, goduriosa, soddisfazione.

Non è un gioco perfetto, R-Type. La difficoltà soffre di una calibrazione alquanto curiosa. Essendo abbastanza abili ed allenati, si può finirlo dopo poche partite senza morire praticamente mai. Nostro Signore delle esplosioni non voglia però che si perda una vita ad inizio livello: si ricomincia da un punto precedente decisamente troppo indietro e soprattutto, senza armamento. Un incubo dal quale è impossibile uscire vincitori. Un difetto abbastanza grave ma scusabile considerata l'età e, soprattutto, considerato quanto bene è invecchiata ogni altra caratteristica del gioco.

R-Type è un capolavoro immortale ed uno snodo fondamentale per la maturazione della categoria cui appartiene. Nel 1987 il suo impatto sulle masse sbavanti fu simile a quello di un nuovo Messia. Ma R-Type fu anche il meteorite all'Iridio che fece estinguere un modo vecchio e inadeguato di intendere gli sparatutto. Da preservare, ricordare e, ovviamente, rigiocare.
Andrea Corritore
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