THUNDERFORCE IV

GENERE: Shoot'em Up | PRODUTTORE: SEGA | SVILUPPATORE: Tecno Soft | GIOCATORI: 1 | ANNO: 1992
Durante la prima metà degli anni Novanta, "sparatutto" faceva rima con Thunder Force IV. Mentre saghe storiche come Gradius e R-Type annaspavano in una limacciosa palude fatta di capitoli mediocri susseguitisi a storici capolavori, Tecno Soft era giunta al termine di un percorso diametralmente opposto. Il primo Thunder Force, uscito nel 1983 sui vecchi computer nipponici, era troppo arcaico per essere considerato giocabile. Thunder Force II per Mega Drive e X68000 si faceva più che decente, ma ancora lontano dal mito. Thunder Force III seppe ribaltare la situazione, offrendo una qualità globale elevatissima che alzava l'asticella delle aspettative per il capitolo successivo ben oltre i limiti di guardia. E fu così che, quando questo vide la luce, tutto era pronto per accoglierlo come il nuovo Messia del blastaggio a scorrimento orizzontale.

Thunder Force IV catapulta lo sprovveduto giocatore nell'avveniristico abitacolo del Gauntlet, l'ultimo ritrovato in fatto di tecnologia bellica aerospaziale, e gli affida il compito di ripulire dieci livelli a multiscorrimento dalla feccia stellare dei Rynex. A sua disposizione il velivolo ha cinque tipi diversi di armamento, intercambiabili alla pressione dell'apposito pulsante e con solo i primi due inizialmente potenziabili. Twin è il classico mitragliatore a traiettoria frontale. Back consente il fuoco posteriore. Snake spedisce due serie di confetti al tritolo in direzione diagonale bassa e alta. Free Way scarica una gragnola di proiettili la cui traiettoria è opposta a quella di movimento del Gauntlet sugli assi orizzontale e verticale. Homing genera una letale pioggia di sfere d'energia che ricercano automaticamente il bersaglio più vicino. A tutto questo vanno aggiunti i Craw, elementi discoidali che aumentano a dismisura il raggio di fuoco e assorbono i colpi nemici minori con la loro continua rotazione attorno allo scafo.

La diversificazione e l'equilibrio degli strumenti di distruzione presenti non hanno rivali nel panorama sparatuttistico classico. Passare dall'uno all'altro contestualmente alle situazioni ed ai nemici affrontati (o, spesso, a parti di essi) è fondamentale per proseguire indenni, cosi come importantissimo è imparare a dosare nel modo giusto la velocità dell'astronave, ulteriore elemento in grado di dare spessore ad una struttura per il resto totalmente votata all'azione più furiosa. L'approfondimento delle singole armi si rivela attività appagante e affascinante, dispensatrice di numerose tattiche atte all'aumento spropositato del punteggio o al semplice piacere dell'attuazione di manovre la cui spettacolarità e data dall'efficacia. Il fattore strategico, normalmente eresia quando si parla di sparatutto, assume in Thunder Force IV nuovo significato e peso, esaltato dalla incredibile varietà di nemici, a tutto vantaggio del godimento dato al giocatore. Un intelligente sistema di de-potenziamento (alla perdita di una vita si perde solo l'arma in uso in quel momento, non tutto l'arsenale) assicura la riaffrontabilità delle sezioni una volta abbattuti, senza le ingiuste e frustranti limitazioni di altri concorrenti più blasonati. La possibilità di scegliere l'ordine con il quale affrontare le prime quattro missioni scaccia via i fantasmi della ripetitività e sprona a perfezionarsi per guadagnare le capacità adatte a dar battaglia all'orda aliena come programmatore comanda. Ed il divertimento è assicurato. Ma quello di essere "solo" divertente non è l'unico pregio dell'opera Tecno Soft. Thunder Force IV non è infatti un semplice gioco, è un'esperienza. Tanto intensa da rappresentare il simbolo stesso del genere a cui appartiene.

Già le quattro aree del prologo (Strite: volo a velocità warp su paesaggio marino e sottomarino; Daser: battaglia nel mezzo di una tempesta di sabbia, con rovine post-apocalittiche a far da cornice; Air Raid: slalom tra ciclopiche astronavi da guerra sopra una città futuristica; Ruin: attraversamento di una colonia spaziale sotto assedio), nella loro spettacolarità varrebbero da sole il prezzo del biglietto. Ma quelle dopo vanno viste per crederci. Introdotte da una spettacolare battaglia nell'iperspazio, dove le vecchie astronavi dei precedenti Thunder Force aiutano il giocatore nello scontro con un gigantesco meccanoide, vedono il Gauntlet potenziarsi grazie ad un prezioso strumento montato sul dorso che consente di migliorare anche le rimanenti tre armi e di usare un nuovo tipo di Craw. Questo attiva un devastante colpo speciale (Thunder Sword), da caricare smettendo semplicemente di picchiare per qualche secondo sul tasto di fuoco. E lo spettacolo comincia.

A conferma che, sino ad allora, Thunder Force IV aveva solo scherzato, le potentissime musiche Heavy Metal che prima erano esclusività degli scontri coi boss, martellano con le loro note pesanti come il cemento armato tutto lo svolgersi delle sei sezioni conclusive. Non c'è spazio per i pusillanimi, perché adesso si fa sul serio. L'ondata di piombo che accoglie il Gauntlet è apparentemente insormontabile. Le già enormi ambientazioni iniziali (in grado di scorrere anche in verticale sino ad occupare addirittura due schermate) sembrano microscopiche se confrontate con l'immensità delle aree ora proposte: Bio-Base, Volbados e Desvio sono semplicemente sconvolgenti con le loro sconfinate, labirintiche architetture multi-piano infestate da tonnellate di mostruosità bio-meccaniche.

Tutto questo senza naturalmente dimenticarsi dei boss. I primi quattro (Gargoylediver, Fomalhaut, Hell Arm e Ratt Carry), per quanto impressionanti, quasi sfigurano se confrontati con quelli successivi, colossali compendi di ferocia e malvagità purissime. Un crescendo di tonitruante spettacolarità che culmina con lo spaventoso scontro finale, dove, mentre si risale una tubatura di lancio verticale a velocità supersonica, ci si ritrova a combattere contro il guardiano più gigantesco che un videogioco a 16 bit abbia mai sfoggiato. L'azione è incessante, il fiato costantemente strozzato in gola, l'adrenalina scorre a fiumi in vene già ristrette dall'innaturale afflusso di sangue verso dita, occhi e cervello. La difficoltà, come al solito, è elevatissima ma il gioco, oltre ad essere più accessibile di Thunder Force III, è così esaltante che la spinta a continuare non manca di certo.

Anche grazie ad un comparto tecnico senza rivali. Osservare la grafica di Thunder Force IV è quasi commovente: l'esausto hardware della console SEGA viene spremuto come un limone per ottenere fondali dettagliatissimi, con un numero di strati di parallasse apparentemente infinito, effetti speciali a pioggia ed una quantità di sprites che ha del miracoloso. Le dimensioni dei cattivi lasciano senza fiato e ci si chiede come sia stato possibile infilare tanta meraviglia in soli 64 Kbyte di memoria video. Ci sono i rallentamenti, è vero, ma, pur essendo uscito nel 1992, il titolo Tecno Soft è quanto di meglio il Mega Drive abbia mai mostrato sui suoi schermi. E la già citata colonna sonora non fa eccezione: riff monumentali, assoli strappa mutande, giri di basso ipnotici: la passione per la musica Hard Rock degli sviluppatori ha consentito loro di ricreare un'atmosfera infuocata ed indimenticabile.

Thunder Force IV è un capolavoro assoluto. Una di quelle cosiddette killer application che da sole bastano per far vendere una console. Per chi ha posseduto un Mega Drive è semplicemente IL gioco, l'unico e mitologico simbolo di una macchina troppo spesso sottovalutata. Per tutti gli altri, o almeno quelli tra loro che hanno un po' di buon senso ed un minimo di memoria storica, è solamente il miglior sparatutto di tutti i tempi, inarrivabile e inarrivato neanche dal comunque splendido Thunder Force V su Saturn. Paradigmatico.
Andrea Corritore
Thunderforce IV

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