WAVE RACE 64 // 1080° SNOWBOARDING

GENERE: Racing\Simulation | PRODUTTORE: Nintendo | SVILUPPATORE: EAD Staff | GIOCATORI: 1-2 | ANNO: 1996-1998
Fondere in maniera inscindibile forma e sostanza, utilizzando l’inevitabile aumento di potenza computazionale a cui è condannata ogni nuova piattaforma all’avvicendarsi delle generazioni, per far progredire radicalmente non solo l’estetica ma anche e soprattutto l’interazione. Questa è la missione che Nintendo si carica sulle spalle quando comincia a plasmare la sua personale visione di videogioco tridimensionale. Non solo spettacolarità grafica, quindi, ma un utilizzo intelligente ed in chiave evolutiva di tutto ciò che il poligono può portar con se in termini di capacità simulativa, col fine dichiarato di disegnare rotte nuove ed entusiasmanti per l’intrattenimento elettronico tutto.

Se Super Mario 64 mostrò la strada, è ad una tripletta di suoi compagni di scuderia che toccò l’onere e l’onore di scolpire nella roccia il nuovo dogma formulato a Kyoto nel cuore degli anni Novanta. Di Pilotwings 64 ci siamo già occupati, perciò, a questo punto, è inevitabile proseguire e concludere il discorso con Wave Race 64 e 1080° Snowboarding. L’opera Paradigm è infatti l'iniziale, ideale, capitolo di una trilogia di capolavori affini non tanto per genere quanto per spirito e, soprattutto, impostazione ideologica. Realismo ed accessibilità, chirurgica articolazione delle meccaniche e spassoso, compulsivo divertimento: queste le direzioni percorse sino in fondo da EAD in quegli indimenticabili anni. Seppur figli di squadre di sviluppo differenti (di Shinya Takahashi il primo, laddove è addirittura l’ex responsabile delle conversioni su PS-X di Tekken, Masamichi Abe, a dirigere il secondo), i due giochi sono figli della stessa concezione, declinata in contesti tanto differenti quanto atipici rispetto a ciò che l’industria offriva all’epoca.

In Wave Race 64 la protagonista assoluta è l’acqua: scorre, zampilla, travolge, sommerge, si fa ora muro insormontabile ora trampolino irresistibile (per le acrobazie più assurde e scavezzacollo). Non c’è momento in cui la nostra principale fonte di vita non sia al centro della scena, tanto da far passare quasi in secondo piano le agonistiche corse fra Jetsky (con tanto di licenza ufficiale Kawasaki) che, dell’opera, dovrebbero costituire il cuore. E questo grazie alla più incredibile resa della stessa mai vista non solo fino a quel momento, ma in assoluto. Non è, infatti, solo l’aspetto a stupire ma anche e soprattutto la simulazione fisica del fluido, che assume carattere centrale nel definire la giocabilità, essendone totalmente al servizio. Chiamando in causa il Joystick analogico per creare una connessione profondissima con il sistema di controllo, il sofisticato motore che ricrea il comportamento delle onde (o della loro assenza, in determinati momenti) è infatti così complesso e plausibile da non avere ancora oggi rivali degni. Messo in relazione con le dinamiche secondarie (circumnavigazione delle boe per non perdere potenza, gestione delle traiettorie e dei passaggi sulla terraferma, tenuta del veicolo al fine di evitare ribaltamenti e cadute) questo restituisce uno spettacolo senza precedenti, che la straordinaria costruzione dei tracciati, la variabilità delle condizioni meteo (in grado di alterare notevolmente ciò che avviene in pista costringendo a formulare o riformulare strategie sempre nuove) e l’incalcolabile numero di finezze tecniche consentito dai comandi, trasforma in un’esperienza trascendente nonché centrale nel contribuire al ruolo di “macchina dei sogni” che il Nintendo 64 si stava costruendo in quella fase (durerà poco, purtroppo, ma questa è un’altra storia).

Discorso analogo, nemmeno ventiquattro mesi più tardi, per 1080° Snowboarding. Stavolta a prendersi il proscenio è la neve, incontrastata primadonna in tutte le sue tipologie e varietà. Fresca, schiacciata, ghiacciata, soffice, addirittura assente in certi tratti: la riproduzione del bianco manto invernale è un concentrato di realismo piegato alla funzionalità ludica a dir poco miracoloso. La risposta delle tavole ai vari fondi crea meccaniche di superba complessità ma mai fini a se stesse. Anche qui fisica, controlli e animazioni raggiungono lo stato dell’arte in un turbinio di esaltante, adrenalinico divertimento. Avanzati algoritmi di cinematica inversa spargono su movimenti, reazioni alle sollecitazioni ambientali e persino all’ondeggiare dei vestiti mossi dal vento, una patina di perfetta verosimiglianza che il giocatore è chiamato a decodificare, padroneggiare e dominare al fine di aggiudicarsi la vittoria. La differenziazione delle tavole selezionabili e addirittura della postura assunta dagli atleti, l'intelligente progettazione delle discese (che, oltre ad offrire percorsi alternativi e segreti a iosa, combinano in maniera magistrale tutte le possibili situazioni garantendo varietà a profusione) e la travolgente illusione di velocità fanno il paio con la formidabile resa sensoriale (visiva, materica, sonora) delle zone nevose, costruendo un’immersività ed un coinvolgimento mozzafiato. Entrambi i titoli sono poi caratterizzati da una curva di difficoltà ripida ma perfettamente calibrata, che accompagna per mano il fruitore in un graduale percorso di costante miglioramento sino a che questi non è diventato, quasi senza accorgersene, un funambolo del joypad, con il conseguente livello di gratificazione che raggiunge vette vertiginose.

Con simili risultati e partendo da tali premesse, le aspettative sui due seguiti per Game Cube divennero quindi stellari: se da un piccolo, vecchio, Nintendo 64 si era ottenuto così tanto, cosa sarebbe stato capace di tirar fuori il potentissimo cubetto color indaco? Niente di più ed anzi, purtroppo, tanto di meno. Wave Race Blue Storm (2001) e 1080° Avalanche (2003) furono infatti dati in pasto agli americani di NST i quali, non sapendo bene che farne, proposero due seguiti rivelatisi, nella loro timida convenzionalità, nettissimi passi indietro. Ecco perché è fra le calde braccia nipponiche allenate nelle palestre Silicon Graphics che occorre tornare per assaporare fino in fondo due fra le più memorabili e definitive produzioni mai uscite dalle officine della grande “N”.
Andrea Corritore
Wave Race 64

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1080° Snowboarding

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